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Kelly Ehigiator, alumna del corso IAAD. in Interior design, ci racconta il suo progetto di tesi

THESIS PROJECTS

Un progetto di tesi in Interior design per Casa Giglio

Il progetto nasce per ristrutturare la sede dell’associazione che supporta le famiglie dei bambini ospedalizzati a Torino.

La soluzione proposta da Kelly Ehigiator, studentessa del corso in Interior Design, prevede la ristrutturazione della residenza, mantenendo intatti i muri e le parti strutturali, ma riconfigurando gli spazi per renderli più funzionali e accoglienti.

Il progetto nasce per ristrutturare la sede dell’associazione che supporta le famiglie dei bambini ospedalizzati a Torino.

La soluzione proposta da Kelly Ehigiator, studentessa del corso in Interior Design, prevede la ristrutturazione della residenza, mantenendo intatti i muri e le parti strutturali, ma riconfigurando gli spazi per renderli più funzionali e accoglienti.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Kelly Ehigiator

con il suo progetto di tesi in Interior design

Ciao, io mi chiamo Kelly, ho 23 anni e ho fatto Interior design allo IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto si intitola “Arcobaleno”.
Arcobaleno perché l’arcobaleno è un simbolo di forza e di unione, e anche perché è un po’ un gioco di parole, dal momento in cui nel mio progetto si presentano tanti archi, quindi Arcobaleno.

Il mio progetto di tesi è in collaborazione con Casa Giglio.
Casa Giglio è innanzitutto una casa ma anche un’organizzazione di volontariato: questa casa è uno spazio di 800 mq che si trova in via Cappel Verde 2 a Torino e ospita famiglie con bambini ospedalizzati, e, diciamo, che dà un vero e proprio aiuto a tutte quelle famiglie che, oltre a preoccuparsi del problema del bambino e quindi anche della sua malattia, non deve poi preoccuparsi anche del problema economico dell’alloggio.

Il mio progetto stava nel rifare alcuni locali tra cui la lavanderia e la sala giochi, lo spazio dedicato ai bambini per giocare, studiare e divertirsi all’interno.

Come sei stata supportata da IAAD.?

Il mio relatore interno è stato Mauro Bimbi ed è stato veramente prezioso perché molto molto paziente, soprattutto perché io tiravo fuori idee ogni volta che lo sentivo: tiravo fuori nuove idee diverse e lui le ha ascoltate tutte e mi ha aiutato anche a capire meglio quale sia l’idea migliore per il mio progetto di tesi, anche perché quello che volevo creare non era solo uno spazio bello ma uno spazio in cui i bambini potessero sentirsi parte di qualcosa, potessero evadere da quella che è la loro situazione personale.

Volevo creare uno spazio in cui i bambini potessero sentirsi a proprio agio con tanti giochi cognitivi, il che non li fa differenziare da quello che è uno spazio in cui i bambini giocano con i giochi più tradizionali: uno spazio in cui non dovessero sentirsi esclusi ma tutti quanti inclusi nonostante le differenze, nonostante la loro problematica.

Com’è nata l’idea e cosa ti ha ispirato?

Allora, questa idea è nata un po’ dall’osservazione della casa in sé: tutta l’ala sud della casa aveva delle grandi arcate molto belle e quindi ho pensato di fare all’interno del mio progetto, di riposizionare tanti archi, e da qui anche un po’ l’ironia, se si può dire così, nel nome del mio progetto, che si chiama arcobaleno.

Arcobaleno perché un po’ proviene dal fatto che ho messo gli archi e anche perché l’arcobaleno è simbolo di forza, è simbolo di unione, che sono due aggettivi molto importanti per Casa Giglio.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché è stato dopo, vabbè, un periodo in cui ho fatto un sacco di ricerca eccetera…

Era una delle poche scuole che permetteva di fare solo Interior design e non Architettura più Master più Magistrale bla bla bla bla bla…
Questa è la principale motivazione: poi anche perché per tutta la mia vita, fin da quando ero piccola, ho sempre voluto progettare, cioè creavo sempre gli spazi intorno a me, cioè ingenuamente, se si può dire così, ho creato pure un mio mondo che si chiama Kellandia, tutto progettato secondo i miei canoni, quindi sì, ho sempre voluto progettare, capire gli spazi e vedere gli spazi con i miei occhi.

Come hai superato la sfida più difficile che il percorso in IAAD. ti ha presentato?

Una cosa che mi piacerebbe dire tanto è il fatto che sono felice, sono un po’ grata a IAAD. perché, nonostante all’inizio magari mi sentivo un po’ fuori posto, vedevo tutte le persone diverse da me, frequentando il mio corso, comunque, frequentando questi anni mi sono accorta che anche le persone degli altri corsi e tutte le altre persone erano effettivamente come me, cioè tutti con i loro sogni e le loro paure, e questo mi ha aiutato a riscoprire me stessa.

Si può dire così, infatti: rispetto a 3 anni fa sono totalmente un’altra persona.

Se dovessi tornare indietro rifaresti questo percorso?

Sì: se dovessi tornare indietro rifarei lo stesso percorso, perché comunque tutto ciò che mi circonda, cioè, io adoro tutto quello che è interior.

Però, vabbè, facendo lo IAAD. mi sono accorta anche di altre skills, di altre capacità, e anche quello della grafica eccetera, quindi se dovessi tornare indietro, anche un po’ perché sono curiosa, sono andata un po’ a chiedere anche per gli altri corsi, probabilmente farei o comunicazione, quindi Branding e tutto il resto, o siti web in Digital, se dovessi proprio scegliere, sempre qui in IAAD.

Il mio motto è: sii sempre curioso!


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